Le sensazioni tra i campi dei rifugiati - Emergenza KURDISTAN

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Leggere i rapporti UNOCHA, sentire e fare commenti in lunghe e numerosissime riunioni, scrivere rapporti dettagliati di situazioni resta un lavoro umanitario che, presso le istituzioni internazionali, rende i gradi sul curriculum vitae. Andare in giro per i campi dei rifugiati riempie le giornate con ogni sorta di altre sensazioni.

La musica dei ragazzi del nostro gruppo di intrattenimento dei bambini nelle località che ospitano gli sfollati rompe la solitudine e il silenzio rumorosissimo degli ambienti, dove gli adulti fanno crocchio con commenti sul tempo, i bambini corazzano e si spintonano, le mamme silenziosamente si muovono con panni da lavare, masserizie da mantenere efficienti in piazzole d’acqua che corrono sui pavimenti che sono usati come tavoli.

Quando accenni a fissare un fornello senza bombola di gas, un tubo dell’acqua piegato male, qualche pezzo di giocho rotto lasciato a terra, lanciato dal ragazzino che lo ha distrutto, crei l’opportunità per avere una, due, tre persone intorno che aumentano subito, man mano e che ti aggiornano sulle loro difficoltà… che sono sempre grandi, pesanti, importanti per definire un vivere decente.

Il  freddo non solo incombe, ma colpisce ormai la sera, la notte, e stona con la presenza delle stufe a kerosene senza il carburante e il cartello grande della stufetta elettrica cancellata per negare i collegamenti elettrici che farebbero crollare il sistema, non adatto alla potenza necessaria per fornire energia di riscaldamento a centinaia di famiglie raggruppate in pochi metri quadrati.

E se dai una minima attenzione saltano fuori le altre carenze che sono sempre spiegabili con il ragionamento e la logica dei grandi numeri, ma che individualmente rappresentano drammi e sofferenza morale.

Quando devi condividere il tuo turno per usare un fornello a gas in comune, sotto una tettoia aperta, per avere un te caldo, vuol dire mettere in evidenza la povertà estrema a cui si é obbligati …. e il te caldo, dopo l’attesa, lo sottolinea … ma te lo offrono pure il te e allora si diventa di casa, si conoscono i dettagli del vitto consumato nel giorno e della sua limitatezza o unicità, senza diversificazioni perché è l’aiuto internazionale disponibile.

Mentre i bambini cantano e si muovono con le fattezze suggerite dalla melodia amica, le mamme prima sorridono al vedere i figli impegnati in cose leggiadre, per subito essere presenti nel tentare di spiegarti le loro difficoltà.

Le molte mamme giovani, con i fardelli degli infanti, escono dai loro stalli per la musica che le guida e le fa muovere impercettibilmente … la danza, praticata nelle case nei giorni di festa, è un passatempo difficile adesso, ma serve per aprirsi … e si portano fuori dalle tende le sedie di plastica per assistere ad uno spettacolo che, mentre tutti sorridono … riempie d’angoscia chi sa che queste saranno le distrazioni che dureranno ancora nel tempo, anche se ormai sono cinque mesi che si soffre.

Negli stalli costruiti nei fabbricati in cemento incompiuti, adattati con partizioni pannellate, resta la sicurezza del cemento contro la pioggia che ormai scende a giorni alterni. E si deve essere fortunati se non si é stati alloggiati sotto le tende, con il fango che incalza dappertutto.

Ti chiedi quale potrà essere un aiuto che sia un miglioramento della qualità della vita, ma ci sono troppe variabili che entrano in gioco, la più pesante da affrontare è il senso di autostima da ricostruire in persone che vivono un livello che diventa abituale ed è di sopravvivenza ….

E questo in una città che offre un aspetto di grande modernità, in molti segni anche di ricchezza esteriore, ma che soffre una crisi di identità della popolazione locale per la crisi economica che era preesistente all’arrivo degli sfollati, aggravata ora dalla loro presenza, che abbassa il livello del vivere borghese.

Nelle località alloggio degli sfollati, tra stalli prefabbricati, o tra linee di containers, ovvero lo sviluppo che ha coinvolto alcuni accampamenti di tende, i visi che si muovono intorno hanno, in molti casi, i segni premonitori della tensione repressa, della difficoltà del dormire per il freddo o per il rumore intorno nei locali aperti, senza soffitto oltre i pannelli o nelle stanze delimitate da lenzuola colorate, dove ogni sussurro di notte è un tuono  ….

Gli ambienti che visitiamo con il nostro gruppo di musica e giochi infantili sono diversi e molto  diversificati tra loro, ma le persone che vediamo intorno restano con le stesse domande senza risposta possibile “ … quando potremo tornare?”.  Molti ormai trovano soluzioni d’uscita … il Libano come primo stadio e poi ?

Un caso agghiacciante. Una telefonata che dice” … pronto sono nella tua casa, perché non torni e ti fai mussulmano? Potrai tornare e starai bene con noi …  “ E’ un tale sconosciuto della milizia ISIS che ha raccolto un cellulare lasciato nella casa a Qarakosh il giorno della fuga notturna di una famiglia, che ora chiama i numeri che trova nella memoria e invita chi risponde alla abiura della loro fede, con un invito che pare un invito ad una festa. Straziante per chi la riceve.

Ormai si avvicina il limite della sopportazione per molte persone che hanno finora dimostrato una forte resilienza, dimostrata in primis dalle donne. Nelle riunioni ufficiali delle istituzioni di aiuto si fa formazione per essere in grado di affrontare casi di dissociamento psicologico, generalmente riferito ai bambini traumatizzati. Ora, silenziosamente, si allarga il quadro alla umanità intera degli sfollati e lo si limita alla definizione “Case Management” indicando il caso come necessità di sostegno psicologico.

Intanto le statistiche gestite dall’armata dell’OCHA, l’armata gestionale delle Nazioni Unite, fanno sapere che si arriverà presto al livello di due milioni di persone da tenere sotto tutela da parte delle agenzie internazionali.  Sempre più lontano il momento della riduzione dei numeri delle persone da aiutare e del loro ritorno a casa.

Non tutti gli aiuti che sostengono gli sfollati alloggiati fuori dai campi ufficiali sono dovuti all’ONU. In molti casi esistono organizzazioni, persone, istituzioni che forniscono aiuti di ogni genere, ma a ritmi che non sono costanti e, man mano vanno riducendosi per la stanchezza fisiologica degli apporti economici di aiuto privato.

Ma quando finiranno gli aiuti? Altra domanda senza risposta. L’UNHCR ha lanciato una richiesta di fondi di 173 milioni di dollari per far fronte alla winterizzazione, ovvero la difesa contro l’inverno. Ma ancora non si sa quali effetti possa produrre tra gli stati donatori … e siamo a metà Novembre !!

Da parte nostra abbiamo ormai rotto il ghiaccio con alcune delle località che ci conoscono come intrattenitori dei bambini. In queste località abbiamo già distribuito calze e pannolini per gli infanti, gli esseri più vulnerabili delle comunità degli sfollati, e giacconi di pelle per gli adulti, le persone meno pronte ad affrontare il freddo incombente. Ma non basta. Ci faremo vivi nuovamente per il ricambio dei pannolini per i bambini e le donne, le calze, i giacconi nelle località che vedremo scoperte dalle distribuzioni istituzionali, talvolta sporadiche e non complete per mille ragioni, senza farne un dramma.

Facciamo anche la voce parlante delle comunità lasciate al loro destino. Nelle riunioni facciamo i nomi dei posti e delle difficoltà che si incontrano fuori dall’ordinata definizione dei campi. Si spera che presto si instauri anche in queste località un  servizio di sostegno di cibo e materiali da inverno.

Noi saremo pronti, per quanto possibile, a fornire il mancante che resta sempre la cosa più importante per chi la riceve. Intanto ora cerchiamo di pagare un prezzo basso per il latte vitaminizzato per gli infanti fino a 3 mesi, che é mancante e procederemo nel programma del sostegno per quanto può essere utile a far sentire meno il freddo notturno: maglioni, coperte.

Un adattamento notato in una località é stata la trasformazione delle coperte ricevute dalle istituzioni internazionali in giacche pesanti, che coprono meglio il corpo, ma che fanno mancare la necessaria copertura per la notte, che si trascorre sul materassino di 4 centimetri, posato sul pavimento di cemento grezzo.

 

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