L’imperativo del nostro impegno qui è sempre lo stesso: mantenere vivo il contatto quotidiano con le persone che ci sono vicine, che vedono nella nostra presenza l’unica via per poter sperare ancora nel recupero della propria condizione: il nostro prossimo sono e continueranno sempre ad essere le mamme, i bambini e i giovani in difficoltà.
Ogni mattina ci sono due punti all’ordine del giorno: il primo è capire cosa succede sulle strade battute dai militari per la liberazione delle grandi aree occupate dai miliziani del califfato; il secondo è passare in rassegna la lista degli impegni quotidiani, spesso soggetta a modifiche ed accorgimenti.
I risultati del lavoro che portiamo avanti tenacemente conferma la bontà della nostra scelta iniziale: fare quanto possibile, con le poche risorse disponibili, per salvaguardare la qualità della vita dei bambini, sostenere la resilienza delle donne, supportare infermi e portatori di handicap.
Distribuiamo pannolini, latte in polvere, medicine, creiamo ambienti di gioco e ricreazione per bambini, organizziamo lezioni di lingue e di informatica; siamo parte integrante del piccolo cosmo di persone che, a migliaia, rivolgono a noi le loro speranze.
Fin dall’avvio del nostro impegno qui in Erbil e Kirkuk abbiamo gradualmente visto crescere, sia tra gli sfollati che nel contesto degli organismi umanitari, la considerazione del nostro lavoro: quanto facciamo resta una nostra specificità, non contemplata dalle corazzate umanitarie dell’UNICEF e dell’UNHCR.
Il rapporto nutrizionale UNICEF aggiornato recentemente considera come bambini da sostenere solo quelli dai 6 ai 56 mesi, e non spende una virgola per gli infanti ne’ tantomeno per le loro mamme. Interpellati su tale mancanza, gli ufficiali l’hanno spiegata così: le mamme devono allattare i loro infanti al seno, il latte in polvere è bandito dai dettami ufficiali. Tutto questo senza nessun altro commento. Delle due l’una: o tra i responsabili e gli operatori ufficiali vi è un’assoluta carenza di esperienza di vita reale o – e sarebbe addirittura più grave – prevale una pietosa accettazione delle regole imposte da chi paga il servizio umanitario e impone i limiti.
A dispetto di questa situazione, noi siamo ormai diventati i primi referenti per l’emergenza nella distribuzione di cibo a mamme e bambini: il latte in polvere per i neonati è ricevuto con grande trepidazione da quelle mamme che hanno perso il latte al seno per la vita stressante cui sono sottoposte. Gli stress vissuti dagli sfollati hanno infatti conseguenze terribilmente concrete, che incidono sia psicologicamente che fisicamente: in alcune donne la carenza di latte al seno è un tragico effetto del nervosismo e di un’alimentazione carente ed approssimativa.
In questo contesto così tormentato il nostro impegno assume un valore ancora più prezioso: siamo l’organismo che, fin dall’inizio delle operazioni del 2014, ha fornito latte in polvere, pannolini e materiali indispensabili per la cura dei neonati.
Questo, d’altra parte, significa che ora siamo sotto una forte pressione per continuare a fornire questi articoli, almeno in questa occasione di grave emergenza.
Terry