Una responsabilità, perché aver incontrato quegli sguardi o aver stretto
quello mani lo impone da sé. Una responsabilità, restare al fianco di cristiani, yazidi o musulmani in fuga dal Califfato e dal «genocidio» del terzo millennio perché il solo sapere di questi crimini contro famiglie inermi, bambini innocenti, vecchi e disabili impone un dovere: testimoniare che c’è una umanità in noi, scritta nel profondo di ogni esistenza da servire e soccorrere.
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