Sono giornate “calde” sotto tutti i punti di vista, ma nonostante la temperatura, forse per effetto della copertura in foglie di palma del nostro Centro, le due giornate di ieri e oggi hanno segnato molte novità positive.
Il calore del sole è spietato, il governo ha ordinato 4 giorni di vacanza obbligata da giovedì a domenica scorsa per l’aumento della temperatura oltre 50 gradi, ma ancora oggi il caldo non da tregua siamo a 57 gradi e l’aria è così secca che camminando per strada sembra di essere in un forno.
Ma c’è un posto a Erbil, dove soffia un po’ di vento ed è un vento di speranza.
Le maestre del nostro Asilo sono soddisfatte ed hanno proposto di nominare il centro “HOPE CENTER” – “Centro Speranza”, per trasmettere la speranza di un ritorno a casa per le migliaia di sfollati che oggi abitano i container.
L’asilo sta funzionando bene e sarà il nostro impegno principale, cui abbineremo lezioni d’inglese e di lingua curda, fondamentale per l’integrazione degli sfollati nella realtà in cui stanno vivendo e nella quale resteranno per un periodo che si prevede ancora lungo.
Ma non trascureremo neppure le attività sportive e ricreative: un corso di Taekwondo per ragazzi e ginnastica per ragazze sarà avviato dalla prossima settimana, e partiranno anche le attività psicosociali formative per le giovani donne fino a 10 anni.
Giovedì incontreremo per la prima volta le mamme dei bambini che frequentano l’asilo. Sarà un incontro importante, un test per capire l’interesse delle mamme nel lavoro che le maestre, competenti e preparate, stanno facendo con i loro figli e sarà il primo passo per procedere nel consolidamento di un Comitato che potrà servire a capire meglio tutto l’ambiente. È un passo importante in termini di dialogo con la comunità e un progresso verso la proposta di formazione per gli adulti.
IL CAMPO CONTAINER AIKAWA II
L’abitare oggi nel CAMPO CONTAINER significa tentare di ricostituire la propria casa. In molti container, dove esiste un capo famiglia che ha qualche disponibilità, si costruiscono estensioni all’ingresso del container. Si creano aree di poco più di un metro sulla lunghezza del container, in cui inserire lettini, armadietti, cose di casa. Si riempiono le aree tra i container con le stufette per fare la cucinetta esterna in modo da usare la cameretta nel container come zona notte e salottino.
E’ realmente un recupero del concetto di “abitazione” dopo aver vissuto per quasi un anno in pesanti condizioni di promiscuità. Questo è stato probabilmente il fattore più stressante, che ora si deve ridurre al minimo per favorire la resilienza da parte di tutte le componenti familiari, riducendo il livello di aggressività dei bambini, dei giovani e degli adulti.