Cari Amici,
La giornata di oggi fa segnalare molte notizie sulla situazione del conflitto in Iraq e Siria di diverso peso, ma in genere tutte indirizzate ad una pesante realtà che vede lo scontro armato contro l’ISIS proseguire senza sviluppi che facciano pensare ad un trend: sia positivo che negativo.
Nella riunione, tenutasi lunedì 23 maggio all’OCHA, abbiamo sentito affermare dagli esperti che l’attacco alla città di Falluja, ampiamente pubblicizzato per la liberazione dalle milizie ISIS è solo in preparazione, senza che ci siano ancora sviluppi e senza sapere quali saranno i tempi da prevedere per un’azione che tenti di raggiungere l’obiettivo ufficiale, che è la liberazione della città, presentato baldanzosamente dal presidente dell’Iraq.
La città di Falluja si trova a pochi chilometri da Bagdad, da due anni in mano all’ISIS, la sua popolazione è affamata a causa del blocco di ogni uscita di persone e di entrata di aiuti umanitari, che dura da mesi.
La decisione di rivolgere le armate dell’Iraq a Falluja è stata la risposta al fatto che, le azioni belliche che erano e sono previste per l’attacco a Mosul, non vanno avanti.
Dal caposaldo di Makhmour non si fanno altro che scaramucce che fanno perdere ulteriormente armamenti nei contrattacchi ISIS e appesantiscono le truppe in difesa, divise in almeno tre gruppi discordi: i peshmerga, i soldati dell’Iraq e le milizie sciite.
Queste variazioni al tema della guerra all’ISIS creano nervosismo sia nella popolazione Kurda, appesantita da una crisi economica ancora senza uscite, sia nello spirito degli sfollati, da due anni circa, spostati e isolati in campi o in situazioni penose e pesanti, ma che diventano ormai normale condizione e qualità della vita.
Anche dalla terza direzione del conflitto, a Nord, verso Sinjar, la città degli Yazidi, non esistono informazioni credibili se non da operatori che riescono a toccare il suolo che si dice liberato, ma che è sotto una forte pressione da parte delle incursioni ISIS e degli effetti distruttivi delle mine antiuomo disseminate dappertutto dagli ISIS in ritirata.
Nelle riunioni delle NGOs si parla della situazione umanitaria che offre due punti geografici su cui focalizzare l’attenzione: Mosul e Falluja, che si aggiungono ai punti caldi intorno a Bagdqad e Kirkuk, sempre, quotidianamente, sotto attacchi “impromptu” che seminano morti istantanee con bombe e kamikaze da parte delle milizie, che non si ritirano, anche se si pensa siano molto ridotte rispetto a tre mesi fa.
E, a completamento delle notizie interne, arrivano le bombe della Siria che aggiungono ben 100 morti in una sola mattinata peraltro pacifica, una sensazione tremenda di quasi incredulità, ma resta la sensazione della tragicità per chi subisce queste angherie senza mai aver fatto o voluto fare una guerra.
In allegato il RAPPORTO del 22 Maggio sulle attività belliche e le violenze in Iraq di due giorni, una lunga lista.
Fare un servizio sociale con questa ridda di informazioni che aleggiano intorno assume due valenze in più rispetto alla normale attività umanitaria:
1) Si sa che chi vive da sfollato, nonostante la realtà non sia positiva, deve continuare a mantenere accesa la speranza o del rientro nelle loro case espropriate o almeno della sopravvivenza, sapendo che qualcuno almeno si cura di loro.
2) Nonostante le brutalità tutto intorno, lo spirito deve restare saggiamente fermo nella percezione della possibilità di una pace che deve essere costruita, non appena ci siano realistiche opportunità.
Resta pertanto necessario continuare a distribuire medicine, supporti per le cose che mancano, i pannolini per i più piccini, per le donne, per le persone disabili, facendosi vedere con loro, ma soprattutto, non appena si può dialogare, anche con la traduzione in arabo o in aramaico, poter affermare e condividere il messaggio che è l’amore che conquisterà il mondo, come promesso.
Terry Dutto