La strada dei "100" metri. A Erbil hanno trovato rifugio anche i rifugiati di Kobane - Emergenza KURDISTAN

Strada dei 100 metri 2

La strada è quella grande, definita “100 metri”, con un traffico continuo e ad alta velocità su sei corsie e forse per questo i teli blu stesi sui muri a fianco della strada di servizio non si notano. Le persone che vivono sotto i teli nascosti dalla strada da un muro anonimo sono abitanti fissi ormai da qualche tempo, dopo il loro approdo ad Erbil, in arrivo avventuroso da Kobane.

Kobane, la città simbolo della resistenza e della caparbietà dei peshmerga, i combattenti curdi, tra i quali molte donne hanno dato prova di eroicità, pronte a mettersi a rischio allo stesso livello degli uomini, che coraggiosamente hanno contrastato le milizie Isis ottenendone due giorni fa il ritiro, con l’aiuto dei raids aerei degli Stati Uniti e dell’occidente.

Le persone alloggiate sulla strada “100 metri” sono profughi da quelle montagne al confine tra la Siria e la Turchia. Dietro il muro le abitazioni: fatte di tela plastica blu, con ambienti piccoli, di poco più di due metri, sufficienti per distendere i materassini di gommapiuma per la notte e sufficienti per il numero di bambini che superano il numero di due per ogni adulto. Le donne sono giovani, con figli al seguito, non hanno i mariti vicino, alcuni fuori per cercare lavoro altri dispersi.

Un uomo ci saluta e facilita l’avvio dello scambio di informazioni, una signora, la moglie, si avvicina e, alla richiesta di cosa serva con urgenza, ci porta la radiografia della testa e della cervicale e ci presenta la ricetta con tre medicinali da acquistare per alleviare i dolori alla schiena e alla testa.

Sono medicinali che costano troppo. Portata la ricetta alla vicina farmacia sappiamo dal farmacista che la ricetta gli era stata presentata il giorno prima, aveva corretto lui il nome di una medicina equivalente, ma il signore che aveva portato la ricetta ha dichiarato di non avere i soldi a sufficienza.

E’ emersa così una realtà più pesante della bella impressione avuta dalla pulizia delle aree abitate nelle tele blu. Acquistate le medicine a 38000 dinari (circa € 30,00) si é creato un feeling particolare. L’invito a visitare la “casa” ci fa entrare nell’area del cortile e qui il secondo momento che ci fa decidere di tornare: una ragazza cucinava il pranzo su un fornello per terra, senza altri appoggi, con vicine le ciotole delle patate affettate pronte alla frittura.

Abbiamo così modificato il nostro programma di venerdì prossimo: acquisteremo alcuni fornelli a gas su tavolini semplici, ma pratici e porteremo per questa comunità i pannolini per i bambini e le mamme, le calze, il latte in polvere, cose che non sono di normale disponibilità per questa conunità che solo di bambini ne conta 68. Vedremo se servono altre medicine urgenti e faremo anche qui i rapporti necessari per sollecitare il sostegno Cash Assistance che la organizzazine ACTED ci ha messo a disposizione per i casi più “difficili”.

Kobane si dice liberata, ma non è ancora possibile il rientro. L’ambiente è pericoloso e le case sono totalmente distrutte, una città di poche migliaia di abitanti è diventata simbolo di caparbietà e volontà di difendere la propria terra.

Abbiamo un nuovo campo  in cui tornare, anche qui i bambini saluteranno “Albi Bomm Bomm”, Cuore che Batte, torneremo anche nella comunità di Yazidi, ormai amici, per rinnovare la fornitura di pannolini e di latte per i più piccoli. Tutto questo mentre i rapporti ufficiali continuano a dichiarare aumenti di presenze di sfollati.

Resta sempre più importante agire con cautela e rispondere in modo semplice, efficace e senza sprechi, alle esigenze primarie di migliaia di persone, anche se mai sarà facile vivere per chi è relegato dietro muri senza nome, tra teli di plastica blu, straniero, senza possibilità di capire quando e se potrà tornare nella propria terra.

 

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