Ricostruire la propria casa in un container. - Emergenza KURDISTAN

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Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,

non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.

Rinunciare al consiglio degli empi e alla compagnia degli stolti diventa un privilegio che assicura la beatificazione dell’uomo, ma per avere la pienezza del compimento della beatitudine è necessario continuare nel tempo la meditazione “giorno e notte” sulla legge del Signore.

E’ l’esperienza delle migliaia di sfollati che nel cristianesimo vedono una speranza, che deve essere curata e meditata giornalmente per non cedere al consiglio degli empi”.

Queste le parole dell’omelia nella cerimonia di inaugurazione della nuova Chiesa nel campo di Ankawa, officiata dal Vescovo della Chiesa Siriaca Mons. Yohannes Butros Mushi, e questo il messaggio affisso dietro l’altare.

Un messaggio trascritto in una nuvola a forma di pesce, antico e solenne simbolo della Cristianità.

Ci siamo commossi ed emozionati tra le parole e le voci del coro, come per l’inaugurazione della sala delle cerimonie, del campo di pallavolo e di pallacanestro.

Le cerimonie hanno coinvolto tutti gli ospiti del campo, segnando il momento più alto e significativo da quando, nel settembre 2014, abbiamo iniziato questa avventura.

E’ vero, la speranza si può costruire, ogni giorno. E noi lo stiamo facendo.

Si tramuta in realtà, con atti e gesti concreti.

Finalmente negli sguardi dei tanti sfollati ospiti del nostro campo si vede una luce nuova, una brillantezza diversa, oltre il velo di tristezza e nostalgia.

La quotidianità si arricchisce di stimoli ed impegni e la giornata torna a scandirsi in momenti di coinvolgimento e azione.

Ainkawa2, il campo di 1000 container che ospita ormai circa 6000 persone, e dove noi di Focsiv operiamo anche attraverso il Centro Speranza, si sta affermando come una realtà sempre più positiva ed un modello di riferimento.

Nel campo si vive e si assiste ad una dinamica di sviluppo nel tentativo di ricostruire una sorta di “abitazione” intorno al container, di ritorno alla normalità. Un container che per ogni famiglia significa tutto, nell’essenzialità di due camerette ed un bagno, più uno spazio utile tra una struttura abitativa e l’altra.

Ogni giorno uomini e donne creano abbellimenti con piccoli interventi e modifiche, ed il container diventa “luogo” che accoglie e rimanda immagini di una quotidianità perduta. Un luogo nel quale con dignità e immutata determinazione si prova a ricostruire una vita: si allargano gli spazi davanti al container, si creano nuovi spazi da utilizzare, si aggiungono i servizi igienici, coperture, cucinette, salottini.

I containers diventano luoghi del cuore, resi vivi da quei pochi oggetti portati via dalle case di un tempo; una fotografia, una collana, cimeli che significano identità, appartenenza, ricordo ma anche obiettivo e speranza. Perché è a casa che vogliono tornare. Come e quando Iddio solo lo sa.

Purtroppo in altri campi, anche adiacenti ad Ainkawa 2, si stanno invece verificando episodi spiacevoli tra le famiglie, che in molti casi convivono ancora in condizioni di estrema promiscuità. Lì la tensione e lo stress provocato da condizioni di indicibile promiscuità, dall’ assenza di un lavoro per gli uomini, e dall’ incertezza di disponibilità di denaro per mandare avanti la famiglia; stress che sfocia in manifestazioni di intolleranza.

Per i bambini piccoli l’apertura di scuole elementari e l’apertura parziale di scuole medie, avvenuta lo scorso Settembre, ha permesso di allentare leggermente le tensioni. Anche se per gli adolescenti, soprattutto per le ragazze, permane la condizione di un vivere segnato dall’assenza di orizzonti visibili e prospettive progettuali a breve o a lungo termine; solo sogni e speranze, che in realtà non rasserenano gli animi.

Serve un’azione sempre più pragmatica ed incisiva per sopperire ai bisogni primari ed alle infinite privazioni di queste persone. E per farlo è necessaria l’immensa generosità dei nostri donatori, che ogni giorno rende possibile il “farsi” della speranza.

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