NEL NOSTRO “HOPE CENTER” LA SPERANZA SI COSTRUISCE OGNI GIORNO. - Emergenza KURDISTAN

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È un impegno che si traduce in attività, in quotidiana presenza e soprattutto in un intenso tentativo di promuovere, condividere ed ampliare i servizi offerti per i tanti ospiti del campo.

La speranza ha il volto felice di 120 bambini impegnati ogni giorno in attività ricreative e sportive.

È nel canto, nella danza e nei disegni di oltre 200 bambine, di età tra i 9 ed i 13 anni, che ogni pomeriggio si divertono con le quattro assistenti che li affiancano con allegria e fantasia.

La speranza è negli sguardi strappati alla tristezza delle mamme, che partecipano con interesse alle riunioni di coordinamento avviate per condividere proposte ed interventi per migliorare il funzionamento dell’asilo.

È nel calcio ad un pallone, tirato da oltre 200 adolescenti, in un rinnovato senso di partecipazione e di appartenenza alla vita e al destino del campo.

Si costruisce “speranza” insegnando l’inglese a circa 40 persone, giovani, ragazzi e adulti che partecipano ai due corsi principianti e avanzati.

Grande impegno poniamo qui ad Erbil nel coordinare tutte le persone coinvolte nella gestione e nelle attività che animano la vita del campo. Creare legami e condivisione ci permette di unificare lo sguardo sulle prospettive e sugli interventi futuri.

Stare uniti per sentirsi protetti, in particolare nei momenti di paura e spaesamento dettati dalle notizie che arrivano con i nuovi sfollati.

Costruiamo speranza per arginare quel senso d’insicurezza che attraversa gli animi dei rifugiati, alle prese con una vita che li ha svuotati di ogni certezza.

I bollettini aggiornati a oggi delle Nazioni Unite sono molto chiari e, per il loro contenuto, deprimenti.

La OCHA ad oggi evidenzia cinque punti, nessuno dei quali positivo:

  1. 11.000 nuovi sfollati per effetto dell’attacco dei peshmerga contro gli ISIS, che se pur arretrano, costringono la popolazione a fuggire;
  2. 500.000 sfollati da Aprile a oggi nel governatorato di Ambar;
  3. 1.000 nuovi sfollati dal Sub-distretto di Wama ospitati nel campo di Garmawa;
  4. 8.000 sfollati riallocati nel governatorato di Suleymaniyah;
  5. Finalmente la riapertura del confine di Hibrahim Khalil con la Turchia dopo 3 giorni di chiusura totale.

E, per finire, l’appello delle Nazioni Unite per sollecitare aiuti dal mondo in modo da evitare il blocco delle attività umanitarie che si verificherà, se non si troverà copertura per i costi immani delle operazioni necessarie alla sopravvivenza di milioni di persone.

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