Cari Amici,
Marzo è un mese festaiolo in Erbil, con molte ricorrenze storiche e il capodanno islamico soprattutto, ma sta trascorrendo in un ambiente molto sottotono e con momenti di incertezza che si vivono come fossero nebbie, mentre le giornate trascorrono con il sole che tenta di rompere la coltre di nuvole, uscendo dalla stagione fredda dell’inverno.
Da due giorni si sa dell’attacco dell’esercito Iracheno e dei Peshmerga kurdi da Makhmur verso Mosul. I primi avanzamenti sono menzionati senza storia perché le milizie ISIS si sono nel frattempo ritirate più verso Mosul, la seconda città dell’Iraq. Si sa che questa ritirata temporanea non è sinonimo di nulla di positivo in quanto le milizie attaccano nel frattempo regolarmente le aree che sono meno difese, provocando molti morti tra i civili indifesi in zone a macchia di leopardo.
In Bagdad la popolazione vive nella più totale incertezza soprattutto nelle zone non considerate “aree verdi”, ovvero presidiate pesantemente da militari governativi, ma, nelle zone fuori da queste aree protette, scoppiano ogni giorno diverse bombe. Sono ordigni in parte collocati su auto che vengono fatte deflagrare, in parte sono scoppi devastanti provocati da kamikaze che si fanno scoppiare in mezzo a raggruppamenti di popolazione già stremata dalle mille difficoltà quotidiane.
Questo stillicidio di morti senza ragione, civili senza alcun legame con la guerra, crea un alone di grave sofferenza psicologica non solo agli sfollati.
Siamo anche noi immersi in questo magma di pena, anche se ci si considera privilegiati, almeno per non sentire da vicino gli effetti disastrosi degli scoppi e delle urla umane che ne conseguono.
In questi giorni, la concomitanza dei fatti gravi in Belgio, dopo quelli della Francia tempo fa, visti in TV, fanno sì che le festività della Pasqua, soprattutto nell’eco delle preghiere della Via Crucis, trascorrano con la sensazione di dover chiedere pietà per le sofferenze che vediamo vicine e lontane e chiedere il perdono che viene dalla croce “perché non sanno quello che si fanno” e che tanto sta a cuore a Papa Francesco, per coloro che hanno finora creato e creano ancora solo terrore, disperazione, stress, gloriandosi di fare cose che sono richieste dal loro dio in minuscolo.
Non è un rapporto di lavoro questo, ma una condivisione di sensazioni che vedo intorno essere prevalenti in tutte le persone che si incontrano e che voglio condividere con voi.
Noi di casa, insieme con Padre Jalal, abbiamo trascorso un Mercoledì Santo magnifico per due motivi molto fuori dalla normale attività quotidiana. Abbiamo organizzato l’inaugurazione del nuovo Asilo che sta funzionando bene nel campo difficile ASHTY 1, gestito da Padre Jalal. Padre Jalal ha fatto benedire il campanile attrezzato con la campana ricevuta dai sui ex parrocchiani di Padova.
E’ stato un momento carico di sensazioni forti positive che hanno contrastato per alcune ore quanto descritto sopra e che tentiamo di far continuare come effetto. Abbiamo avuto con noi il Console, la dott.ssa Alessandra di Pippo, l’Arcivescovo Siro Antiochiano Mons. Butros Moshe, il Sindaco del Distretto di Ainkawa e molte persone abitanti del campo, le maestre, le mamme, molti bambini.
Tutte le autorità presenti apprezzano molto la nostra attività in favore delle migliaia di sfollati, in maggioranza cristiani, ma che coinvolgono anche comunità Yazide, ospiti del Distretto.
La sera stessa, il collegamento Skype con la parrocchia di Biassono, coordinato con Luca Geronico, ha fatto condividere il Rosario dalla chiesa parrocchiale in Italia con le persone raccolte nella chiesetta di Padre Jalal.
In questo modo si realizza un equilibrio che permette di mantenere forte la voglia di operare per evitare, il più convintamente possibile, il piombare della depressione tra la gente. In molte famiglie si continua a non vedere un futuro di normalità.
Alcune famiglie che hanno intrapreso la fuga attraverso la Grecia, sollecitate dall’onda dell’esodo balcanico, sono rientrate espulse dalla Turchia. In alcuni casi tragici ci sono state famiglie coinvolte nei disastri del mar Egeo, con morti.
Molte famiglie ora dichiarano di rinunciare persino al rientro nelle loro case precedenti per le paure create da una totale incertezza sul futuro e dalla poca credibilità che potrà essere data a vicini che non si conoscono più, che serpeggia tra la gente.
Il sorriso dei bambini che giocano e imparano cose nuove nell’Asilo, che cantano insieme, che salutano gioiosamente chi li visita, fa un effetto molto corroborante sullo spirito ed è quanto si sta tentando di trasferire anche ai nostri vicini sfollati, visto che in molti apprezzano il nostro intento.
Il motto che ci ha guidati nella creazione degli Asili, che con Francesca abbiamo cercato tra molte affermazioni positive per descrivere le nostre motivazioni, sta rivelandosi molto attuale: “Tre cose sono rimaste del Paradiso, le stelle, i fiori e i bambini”.
Questo motivo dà speranza a noi per continuare al meglio ogni nostra attività, in ogni possibile ambito che coinvolge i bambini e le loro mamme, ed è una bella idea che fa sorridere in positivo chi la legge, soprattutto fa sollevare lo sguardo sopra le miserie quotidiane che ogni abitante dei campi intorno a noi vive costantemente.
Concludo con il consolante augurio di BUONA PASQUA!!
Terry