"La notte è buio, non c’è energia ... servirebbe una pila". - Emergenza KURDISTAN

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C’è chi fa turismo di scoperta, noi abbiamo avuto l’opportunità di scoprire uomini, donne e bambini che risultavano invisibili. Dal 5 Agosto 2014 vivono in un lungo pollaio nella zona chiamata Kurani Nue. Sono 11 famiglie e contano 85 persone. Sono tutti imparentati a diversi livelli, tipica condizione di vita di una famiglia allargata. Sono Yazidi e non hanno segni di asprezza in nessun modo quando si siedono sul tappeto con te e discutono amabilmente della loro situazione.

I bambini sono tutti intorno, le donne si tengono lontane, ma curiosano qua e la sulle cose che si dicono. I bambini sotto i 10 anni sono 30 pari al 35,5 della popolazione. Hanno lasciato alcuni membri della loro famiglia estesa a Sanjar, ma da due mesi non hanno notizie e non sanno come fare per averne.

La visita è stata sollecitata da una organizzazione locale che si sta muovendo in quanto le grandi organizzazioni internazionali non hanno più risorse e non si sa più come fare per mantenere in serenità il gruppo. Il voucher per l’acquisto di alimentari è stato ridotto da 35000 dinari a 19000 dinari ovvero da 25 dollari/mese a 14,50 dollari/mese per persona. È qui che la riduzione delle disponibilità delle Nazioni Unite si fa sentire di più.

Ma non è solo l’alimentazione che prevale come carenza totale. L’educazione scolastica dei bambini è assente, sono lasciati fuori dal giro della presenza degli organismi relazionati a UNHCR per il fatto che anche la popolazione dei campi ufficiali sta aumentando ancora e le risorse disponibili sono in marcata riduzione.

La lunga, bassa struttura costruita per l’allevamento di polli è ora un hotel che ospita famiglie che, proprio per la loro collocazione in un ambiente rurale, possono anche allevare alcune galline che razzolano tranquillamente tra le gambe dei bambini.

Un altro gruppo, ancora di Yazidi a poca distanza dal primo, ha occupato una struttura che era adibita a base di una azienda agricola che ora è inattiva. La struttura presenza crepe che sono state mascherate dalla solita tela di plastica degli aiuti internazionali. Anche qui i bambini e i giovani con meno di 18 anni superano gli adulti.  Sono quattro famiglie in attesa di altre due in arrivo per lo sloggiamento ricevuto dalle loro sistemzioni precedenti di fortuna, che ora sono recuperate dai proprietari. Le quattro famiglie presenti contano 27 persone totali ed hanno 10 bambini con meno di 10 anni. Il rapporto resta sempre a livelli che preventivano un aumento pari a 9 miliardi del numero di abitanti nel 2050.

In una ulteriore struttura disabitata, vicino alla precedente, sono state accolte 7 famiglie turcomanne, 4 provenienti da Tal Afar di religione sciita e 3 da Dyala, arabi sunniti, che non legano con gli Yazidi. Anche qui i parametri umani sono gli stessi,  con 20 bambini sotto i 10 anni. La cosa conferma come non sia assolutamente importante per noi  la divisione per altri criteri che non siano quelli del bisogno.

Altre tre locazioni abitate nell’area rurale sono state segnalate. Andremo a visitarle presto, probabilmente entro la settimana. Sono un totale di circa 72 famiglie aggiuntive suddivise in diverse località: un gruppo nei pressi del campo Ainkawa 2, un altro sulla strada per Mosul, nel villaggio di Turek, fuori città come Kurani Nue.  Tutte le famiglie sono più o meno nelle stesse condizioni di precarietà e di isolamento in quanto collocate fuori città, in strutture rurali, nella landa calda e argillosa, tra immensi campi di grano mietuto recentemente.

Di fronte a queste immagini che si presentano in una giornata di sole, nella campagna vicino ad Erbil, i tasti che vibrano nella testa sono molteplici e cominciano con il senso di pesante impotenza generale che si prova nel vedere l’area dei polli divisa con teli per delimitare le famiglie.  Gli occhi dei bambini brillano nel  vedere persone diverse e i sorrisi, almeno loro, sono un toccasana per il morale. La bellezza dei loro lineamenti fa pensare a possibili successi nel futuro della loro vita, ma i piedi nudi e le condizioni intorno loro li inchiodano alla realtà della vita di sfollato, che dura ormai dal 5 Agosto scorso, ovvero 10 mesi, quasi quattro stagioni, con escursioni termiche da 0 a 50 gradi senza correttivi, senza una minima visione del futuro che non sia di pura sopravvivenza stretta, talvolta strettissima, quando i maschi del gruppo non riescono a trovare lavori saltuari che permettono di attivare anche la scheda telefonica per non essere tagliati fuori da tutto e da tutti.

I bisogni che emergono dalla chiacchierata sono tanti, non sono richieste, o liste precostituite, ma notizie che vengono fuori dal discorrere ” … manca qualche volta qualcosa da mangiare” oppure  ” … alcuni bambini piccoli vorrebbero il latte”  oppure  “… la notte è buio, non c’è energia … servirebbe una pila”.

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